Venerdì 11 maggio a Vicenza la compagnia The Baby Walk, vincitrice dell’ultima edizione del principale riconoscimento nazionale per il teatro di ricerca under35. Al centro del lavoro il tema dell’identità di genere a partire dalla metafora di Porpora Marcasciano.
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’OMO-BI-TRANSFOBIA, ALL’ASTRA LO SPETTACOLO PREMIO SCENARIO 2017 “UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA” L’evento è organizzato da La Piccionaia con Arcigay Vicenza 15 Giugno, G.A.G.A. Vicenza e Delos Vicenza. (Vicenza, 05.05.2018) Il 17 maggio 1990 è una data storica: è la data in cui, dopo un percorso lungo e tortuoso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità depennava finalmente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”. Per ricordare questa svolta epocale e per promuovere la lotta contro ogni forma di discriminazione fondata sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale, nel 2004 l’Unione Europea ha istituito la Giornata Internazionale contro l’omofobia, in seguito Giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia, che da allora ci celebra 17 maggio di ogni anno con iniziative di sensibilizzazione e prevenzione su tutto il territorio europeo. A Vicenza, aspettando l’ormai tradizionale appuntamento con “Un abbraccio alla Basilica” promosso da Arcigay Vicenza 15 Giugno e in programma quest’anno per sabato 19 maggio, il Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia in collaborazione con lo stesso Arcigay Vicenza 15 Giugno, G.A.G.A. Vicenza e Delos Vicenza aderisce alla Giornata ospitando lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2017, il più importante riconoscimento nazionale per il teatro di ricerca under 35. L’appuntamento è al Teatro Astra per venerdì 11 maggio (ore 21) con la giovane formazione The Baby Walk, capitanata dall’astro nascente della regia italiana Liv Ferracchiati, e il suo “UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA”,ultimo capitolo di un progetto di indagine sull’identità di genere dal titolo “Trilogia sull’Identità” selezionato nientemeno che da Antonio Latella per la Biennale Teatro di Venezia 2017. Al centro dello spettacolo, dunque, il confronto tra la persona transgender, l’Eschimese appunto, e la società: da una parte una presenza imprevista, che sfida le regole e impone uno spostamento dello sguardo, raccontandosi con disarmante naturalezza; dall’altra il coro ritmato e incalzante della collettività, che vuole risposte certe ed esprime nel meccanismo del “link web” il naufragio del pensiero. Ma a ben guardare, nemmeno l’Eschimese è esente da questa spersonalizzazione: anzi è un personaggio autentico proprio perché vive e rappresenta la propria inautenticità di abitante del suo tempo. Ecco allora che la sfida è capire se e quanto la cosiddetta maggioranza gli sia distante: non senza una vena comica, che nasce dallo smascheramento di quelle dinamiche che rendono l’essere umano una marionetta, una macchina, ovvero un essere sociale, già giocato dalla cultura. “Un lavoro – come sottolinea la motivazione della Giuria del Premio Scenario – che colpisce per la scelta di una narrazione che rinuncia ai codici interpretativi per raccontare con ironia e delicata sfrontatezza una tematica alla quale aggiunge nuove risonanze”. “La ricerca dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 – spiega Liv Ferracchiati – con la raccolta di interviste a molti uomini e donne transgender, studiosi, scienziati e persone qualsiasi che non sapevano nulla sull’argomento. Abbiamo capito che nella transizione di genere i cambiamenti fisici, seppur fondamentali per alcune persone transgender, non sono il fulcro della questione e così, a poco a poco, non sono più stati nemmeno il fulcro della nostra indagine. La transizione è infatti, prima di tutto, un percorso mentale verso la costruzione dell’identità del soggetto. In questo senso, nemmeno il transgenderismo è l’unico centro del nostro lavoro: infatti il tema dell’identità di genere richiede di interrogare anzitutto la nostra natura di esseri umani e la nostra possibilità di essere liberi. Per dirla con Paul B. Preciado, uno tra i più autorevoli esponenti degli studi di genere e politiche sessuali, ‘la cosa importante è opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto non è che una tassonomia, un sistema di classificazioni’. In altre parole l’identità di genere, il transgenderismo, il cisgenderismo non sono poi così interessanti. ‘Un Eschimese in Amazzonia’ diventa così metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi”. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Stabile dell’Umbria, Centro Teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The Baby Walk. Costumi di Laura Dondi, luci di Giacomo Marettelli Priorelli, suono di Giacomo Agnifili. Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro (abbonati Teatro Astra, enti convenzionati e gruppi di min. 10 persone). Prevendite: online sul sito del Teatro Astra e sul sito Vivaticket, e presso l’Ufficio del Teatro Astra (aperto al pubblico dal mercoledì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.45). Biglietteria al botteghino: in Teatro a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it Ufficio Stampa: Gloria Marini |